Chi è lo Spirito Santo? - Apostolato di preghiera per l'infanzia della Chiesa Cattolica

APOSTOLATO DI PREGHIERA PER L'INFANZIA
NISI CONVERSI FUERITIS ET EFFICIAMINI SICUT PARVULI NON INTRABITIS IN REGNUM CAELORUM
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Lo Spirito Santo, radice della nostra speranza
Parlare dello Spirito Santo?


È umanamente impossibile, perché tra noi e Lui c’è una comunicazione che va oltre le parole. È quanto ci ricorda san Paolo descrivendo l’azione dello Spirito in noi che preghiamo: “Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili, e Colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, perché intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Rm 8,26-27).
D’altronde, è lo stesso Spirito che, non solo “non parlerà da sé” (Gv 16,13), ma, in un certo senso, non parla mai di sé, ma lascia parlare le sue opere.  Abbiamo una vera “kenosi” dello Spirito: “I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio” (1Co 2,11).
Lo Spirito rivela Dio, ci fa conoscere Cristo, suo Verbo, sua Parola vivente, ma non dice se stesso.     “Colui che ha parlato per mezzo dei profeti, ci fa udire la Parola del Padre. Lui, però, non lo sentiamo. Non lo conosciamo che attraverso l’azione con cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede. Lo Spirito di Verità che ci svela Cristo non parla da sé.
Un tale annientamento propriamente divino, spiega il motivo per cui il mondo non può ricevere lo Spirito, perché non lo vede e non lo conosce; mentre coloro che credono in Cristo lo conoscono, perché dimora presso di loro (Gv 14,17')” (Catechismo della Chiesa Cattolica 687).  
I simboli che parlano dello Spirito
L’annientamento divino dello Spirito, come quello del Verbo incarnato (cf. Fil 2,7), è rivelazione di un Dio che è tutto e solo “AGAPE” = AMORE totale che si dona per grazia e misericordia (cf. 1Gv 4,8.16).

Di fronte all’ineffabile - dice san Tommaso – l’unico atteggiamento adeguato è quello del “casto silenzio” dell’adorazione.  L’adorazione, però, è già una reazione ad un riconoscimento, ad una rivelazione. Lo Spirito è sì ineffabile, ma non inconoscibile; e lo si conosce e riconosce dalla sua azione su Cristo, sulla Chiesa, su noi.   Della sua azione - e perciò della sua presenza di PERSONA divina che agisce - ci parla la Bibbia attraverso dei simboli: acqua, unzione, fuoco, nube e luce, sigillo, mano e dito, colomba.
Quest’ultimo simbolo è quello che più degli altri ha prevalso nell’iconografia. Esso rimanda alla colomba di Noè che testifica la fine del castigo e l’inizio dello SHALOM (Gen 8,8-12). A ciò accennano gli evangelisti quando descrivono il battesimo di Gesù al Giordano, proprio mentre “lo Spirito Santo, in apparenza corporea come di colomba, si posò su di Lui” (Lc 1,22).  
In senso ecclesiologico, il simbolo della colomba rimanda alla Sposa del Cantico dei cantici, (cf. Ct 2,14), perciò dice l’attività di santificazione che lo Spirito fa sulla Chiesa per renderla degna del suo Sposo, Cristo.
Lo Spirito Santo è il noi di Dio
Il PADRE è l’Amante,
il FIGLIO l’Amato,
lo SPIRITO è l’Amore reciproco.
La sua azione rende amabile (simbolismo della COLOMBA) ciò che è guardato dal Padre (il Figlio), e ciò che è creato e redento da ambedue (l’uomo).

Questa reciprocità dell’amore intratrinitario che si riversa su di noi e fa di noi la Chiesa, ci permette di capire come “lo Spirito   Santo possa essere pensato come il noi comune del Padre e del Figlio, un noi che senza dubbio rappresenta una terza ipostasi e, in quanto tale, realmente distinta dal Padre e dal Figlio, senza per questo costituire una sorta di nuovo soggetto nel senso moderno. Egli non è la terza persona singolare, un terzo al quale il Padre e il Figlio possano indirizzarsi, ma la prima persona plurale che fa sì che Gesù parlando del Padre e di se stesso possa usare il NOI: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30)” (H. MÜHLEN).
Lo Spirito di Dio riempie l’universo
Lo Spirito oltre che “come colomba” (Lc 3,21-22), entra nel NT “come fuoco e vento gagliardo” (At 2,2-3), a significare come Egli sia potenza di Dio.


“Quando parliamo di Spirito, quando diciamo che Dio è spirito, che cosa vogliamo dire? Parliamo greco o ebraico? Se parliamo greco, diciamo che Dio è immateriale, ecc. Se parliamo ebraico diciamo che Dio è un uragano, una tempesta, una potenza irresistibile. Da ciò tutte le ambiguità quando si parla di spiritualità. La spiritualità consiste nel diventare immateriali o nell'essere animati dallo Spirito Santo?” (J. DANIELOU).

In questa prospettiva è lo Spirito Santo che ci permette di rispondere in modo adeguato alla comune chiamata alla santità, perciò “tutte le opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita familiare e coniugale, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e persino le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo (cf. 1Pt 2,5), i quali nella celebrazione dell’eucaristia sono piissimamente offerti al Padre, insieme all'oblazione del Corpo del Signore” (LG 34).
Uno Spirito che santifica

Lo Spirito Santo è l’iconografo divino, colui che riporta l’immagine - uomo ad essere di nuovo “somigliante a Dio”.
Maria, la tutta Santa (Panaghia) è, dopo Gesù, la perfetta icona creata dello Spirito, il tutto Santo (Panaghion). “In Maria, lo Spirito Santo manifesta il Figlio del Padre divenuto Figlio della Vergine. Ella è il roveto ardente della Teofania definitiva: ricolma di Spirito Santo, mostra il Verbo, nell’umiltà della sua carne, ed è ai poveri e alle primizie dei popoli che lo fa conoscere” (CCC 720).

fonte: http://www.sanpietrodisorres.it/pentecoste.html



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